lunedì 4 ottobre 2010

da La vita dopo, di D. Antrim

"La maggior parte delle storie di mia madre - i racconti rabbiosi che mi riferiva, prima e dopo aver smesso di bere- sulla sua vita con mio padre contenevano, trovo, un'idea di miglioramento di sé attraverso la pratica di accumulare intuizioni sugli altri: se diamo un nome alle colpe di coloro che ci hanno fatto soffrire, saremo protetti dal dolore; se riusciamo a raccogliere prove sufficienti a giustificare la nostra rabbia, supereremo la vergogna; se proviamo pena per chi ci ha tradito, allora non saremo stati traditi, maltrattati, fraintesi o abbandonati. Ma cosa succede quando il calvario dell'abbandono è -come ritengo sia stato per mia madre, e per me insieme a lei- la vita stessa?"