giovedì 14 ottobre 2010

da Il fucile da Caccia, di Inoue Yasushi

"[..] ma nel suo virtuosismo si intravedeva qualcosa di stranamente freddo e inespressivo, una sorta di disaffezione, ben diversa dall'equilibrio di un maturo calligrafo. In altre parole si percepiva quel senso del sé tipicamente moderno che impedisce di compiacersi troppo della propria abilità, e si notava inoltre l'assenza della volgarità e del cinismo così comuni trai virtuosi del pennello. [..]
[..]
Come starà adesso
il mio signore?
Perché i miei passi non turbino
la tua quiete sublime,
mi interrogo su di te da lontano.
[..] "